Durante il congresso veronese “Oil & nonoil” gli operatori del settore hanno presentato un modello attuabile per modernizzare e razionalizzare la rete dei carburanti. I loro obiettivi? Chiudere 10.000 impianti inefficienti + 150 in autostrada in tre anni (tra il 2021 e il 2023) con lo scopo di rendere la rete più snella e facilmente controllabile. La chiusura di tali impianti, inoltre, avrebbe come diretta conseguenza l’aumento dell’indice di produttività per impianto, con buona pace degli evasori fiscali. Insomma, Faib Confesercenti, Fegica Cisl e Figisc/Anisa Confcommercio chiedono un efficientamento generale della rete dei caerburanti con conseguente restituzione di almeno 8 miliardi all’erario e di almeno 1,4 miliardi al mercato e agli operatori.
La speranza è quella di attirare nuovi investimenti per modernizzare la rete coerentemente a questa fase di transizione energetica, ricostruire un sistema regolatorio certo ed agevolare il rientro di multinazionali in Italia.
“Nella distribuzione carburanti c’è un ingresso incontrollato di soggetti. Il traffico illecito di prodotti petroliferi ha assunto una rilevanza estremamente pesante e pericolosa anche per il controllo da parte della criminalità organizzata. Il 30% del venduto sfugge all’imposizione fiscale per un valore di circa 10-12 miliardi di euro”, ha sostenuto il Procuratore di Trento durante un’audizione in Parlamento nel Novembre dello scorso anno. In effetti, già quattro anni fa, più di 5.000 impianti dichiaravano meno di 300.000 litri di carburante venduto. Numeri che arrivano dal Ministero dell’Economia e delle Finanze che sorprendono e fanno storcere il naso. Ci si stupisce, infatti, dell’ostinazione dei proprietari che, nonostante la palese insostenibilità economica dei loro impianti, continuino ad operare senza apparenti affanni.
Negli ultimi 12 mesi, in Italia sono stati aperti 1.345 nuovi impianti, per un totale di 23.805 punti vendita su tutto il territorio nazionale. Nel nostro paese l’erogato medio è di 1.367mila litri, contro i 3.460mila in Germania, i 3.912mila in Francia e i 4.155mila in Gran Bretagna.